Stitichezza: sintomi e cause

La stitichezza, nota anche come stipsi, è un disturbo molto comune che colpisce persone di tutte le età, dai neonati agli anziani. Si tratta di una condizione che può influenzare significativamente la qualità della vita, caratterizzata da una difficoltà nell’evacuazione o da una ridotta frequenza dei movimenti intestinali. Sebbene spesso sia un disturbo temporaneo, in alcuni casi può diventare un problema cronico che richiede attenzione medica. Scopriamo come riconoscere i sintomi di questo disturbo e come trattarlo.
Come riconoscere la stitichezza
Il riconoscimento dei sintomi è il primo passo per affrontare questo disturbo in modo efficace. I segnali più evidenti della stipsi includono una frequenza ridotta delle evacuazioni, che diventano inferiori a tre volte alla settimana. Le persone che soffrono di questo disturbo spesso devono fare i conti con feci particolarmente dure e secche, che rendono l’evacuazione difficoltosa e talvolta dolorosa.
Altri sintomi caratteristici includono la sensazione di gonfiore addominale, accompagnata da fastidiosi crampi e occasionalmente da nausea. Molte persone riferiscono anche una sensazione di evacuazione incompleta, che porta a frequenti tentativi di svuotare l’intestino. In casi più problematici, alcuni individui si trovano costretti a ricorrere a metodi di ausilio come clisteri, supposte o addirittura manovre manuali per facilitare l’espulsione delle feci.
Le cause del problema
Le cause della stitichezza possono essere molteplici e non sempre facilmente identificabili. Una delle ragioni più comuni è il rallentamento del transito intestinale, una condizione in cui le feci rimangono nel colon per un tempo eccessivo, portando a una loro disidratazione. Questo rallentamento può essere causato da diversi fattori legati allo stile di vita, come un’alimentazione povera di fibre, un insufficiente consumo di acqua, uno stile di vita troppo sedentario e l’abitudine di ignorare lo stimolo alla defecazione.
La stitichezza può manifestarsi in forma transitoria o cronica. La forma transitoria è spesso legata a situazioni temporanee come la gravidanza, cambiamenti nelle abitudini alimentari o di vita, per esempio durante i viaggi, o come conseguenza di interventi chirurgici. La forma cronica, invece, si protrae per più di tre mesi e può essere associata a condizioni più serie.
Esistono anche cause mediche specifiche che possono provocare la stipsi. Tra le patologie intestinali troviamo la sindrome del colon irritabile, la celiachia o la presenza di diverticoli. Le condizioni neurologiche come il morbo di Parkinson, la sclerosi multipla o le conseguenze di ictus possono anch’esse causare problemi di stipsi. Non vanno dimenticati i disturbi endocrini come l’ipotiroidismo o il diabete mellito, così come i problemi strutturali quali stenosi intestinali, tumori o alterazioni del pavimento pelvico.
Inoltre, non va sottovalutato l’effetto di alcuni farmaci che possono causare stitichezza come effetto collaterale. Tra questi si annoverano antidepressivi, analgesici e antiacidi.
La stitichezza ostinata può portare a complicazioni come emorroidi, ragadi anali, accumuli di feci indurite (fecalomi) e prolassi rettali o vescicali dovuti allo sforzo continuo. È fondamentale consultare un medico quando la stitichezza compare improvvisamente senza causa apparente, persiste per più di tre settimane, si accompagna a sintomi preoccupanti come sangue nelle feci, causa dolori intestinali intensi o è associata a perdita di peso inspiegabile o anemia.
La maggior parte dei casi di stitichezza può essere gestita efficacemente con modifiche dello stile di vita e dell’alimentazione. Tuttavia, quando si tratta di forme croniche o secondarie ad altre patologie, è essenziale un approccio medico mirato che affronti non solo il sintomo ma anche la causa sottostante del problema.